Quanto ho scritto su Garattini mi ha procurato un feroce attacco personale. Anonimo. Il che è piuttosto divertente, perché chi mi contesta rimanendo nell’ombra afferma:
[...] sarebbe importante lasciare parlare l’esperienza personale (chi sono?), non la propria inc(l)inazione al protagonismo da leader di cartapesta (cosa voglio apparire?). Serena risulta così mossa da una costante oscillazione, su due fronti: protagonismo ed arroganza. Serena si arroga il titolo di giudice, lo fa impunemente: non ha infatti mediato con nessuno la sua posizione, preferendo direttamente il pubblico dibattito.
E poi si firma solo “La Loba”, invece che con nome e cognome, come ho sempre fatto io. Chi è la Loba? Perché si nasconde? La sua esperienza personale – quella che sarebbe importante lasciare parlare – consiste nel compilare attacchi anonimi ai danni di chi la pensa diversamente da lei, e non si vergogna di darne pubblicamente atto? Se è così, sono felice della mia inesperienza personale.
Ma la requisitoria continua:
Consapevole, evidentemente, di quali fossero i rischi concreti: malintesi, tensioni, divisioni, perdite di tempo. Tutti danni che presumibilmente solo l’attivista ben formato può comprendere nella loro portata distruttiva, come nel tempo che si dovrà buttare per rinsaldare ciò che tale dinamica ha spezzato, o per recuperare quegli individui che sono stanchi di simili teatrini.
Qui si sciorina maliziosamente l’adagio che persone a cui sto molto antipatica amano ripetere per neutralizzare le mie posizioni, che possono non piacere ma sono sempre argomentate: non sono una vera attivista, ma un’arrogante scribacchina, e dovrei sciacquarmi la bocca prima di parlare di chi si sporca le mani in prima persona. Al contrario di quanto si vorrebbe far passare, io ho molto rispetto di chi si sporca le mani in prima persona: penso anche che difendere pubblicamente chi ha violato la legge, come i cinque ragazzi di Fermare Green Hill, sia a sua volta uno sporcarsi le mani in prima persona. Ciò mi rende attaccabile, e non a caso su questo sono stata molto attaccata. Non credo che bombardare di mail il comune di Sarzana e la direzione del Festival della Mente sia una forma di attivismo particolarmente meritoria: ci si impiega due minuti, col copiaincolla (scribacchiare le mie quattro scemenze mi costa molto più tempo, e presumo fatica).
Va aggiunto che dal suo scranno l’anonima sta indirettamente tacciando di non essere attivisti “ben formati” tutti coloro che hanno fatto girare il mio articolo, ritenendo che il suo contenuto meritasse di essere condiviso (c’è chi pensa gli argomenti valgano più del curriculum, evidentemente): i ragazzi di Fermare Gree Hill, Animalisti FVG, alcuni amici di Essereanimali, i radicali di Parte in Causa, e tanti altri. Però, chissà quanti animali deve aver salvato questa Loba, per sentirsi tanto autorizzata a considerarsi meglio formata di loro.
Neanche sono stata l’unica a prendere le distanze dalla mail bombing, fra l’altro: lo hanno fatto la segretaria di Parte in Causa, Maria Giovanna Devetag, e Adelio Maestri in una nota diffusa anche dalle malelingue che ora si scatenano contro di me. Perché come bersaglio sono stata scelta solo io, dunque? Perché mi trovo in una posizione più vulnerabile. Chi ha voluto pubblicare questo post anonimo sul suo blog, non a caso, prosegue il mio linciaggio simbolico su facebook insinuando che io sarei affetta da “sindrome di Stoccolma” e avrei bisogno dell’approvazione di Resistenza Razionalista e Pro-Test Italia perché sarei segretamente connivente con loro. In passato per delegittimarmi si insisteva che fossi una persona cattiva, egoista e sarcastica. Ciò non ha funzionato, e ora si tenta di farmi passare per “malata”. I malati vanno compatiti, non ascoltati, e in più sono contagiosi: così gli attivisti sono messi in guardia.
Ho denunciato in più occasioni il furore forcaiolo che alimenta alcune frange del movimento. Che ora si diriga contro di me non è certo una circostanza che mi sorprende: piuttosto mi rattrista. Come mi rattrista osservare in presa diretta persone che stimavo percorrere la via del fanatismo più ottuso e inconcludente.
Serena Contardi
